David è partito qualche giorno prima di noi, mentre Emanuele e Giacomo viaggiano in auto.
È la mia prima volta in Romania, sono un po’ preoccupata perché non so cosa aspettarmi. Con Ludovica, mentre attendiamo il nostro volo, ripassiamo il programma dei prossimi giorni e intanto lei cerca di tranquillizzarmi sul fatto che sicuramente sarà un’esperienza bellissima.
Finalmente ci imbarchiamo, il volo è in perfetto orario, atterriamo a Iasi alle 19.30. Vengono a prenderci David, Emanuele e Giacomo che nel frattempo sono stati alla Metro a fare un po’ di spesa e a comprare tutto l’occorrente per preparare i pacchi alimentari che distribuiremo domenica mattina.
Il viaggio da Iasi a Rebricea, dove si trova la fattoria, dura circa 40 minuti. Io sono sempre più intrepida di conoscere la famiglia Stroi e i bambini, ho sentito così tanto parlare di loro nei mesi precedenti la partenza che quasi mi sembra di conoscerli. Man mano che ci allontaniamo dalla città noto che la periferia è quasi totalmente al buio, ci sono pochissimi lampioni e questo mi permette di guardare il cielo e godere di uno spettacolo di stelle pazzesco, a Milano non ho mai visto niente di simile! I villaggi che attraversiamo si sviluppano tutti su un’unica strada principale e ad un certo punto ecco che svoltiamo a destra, vedo in lontananza una casa, la riconosco, è proprio quella che ho sempre visto in foto: siamo finalmente arrivati!
Entriamo in casa e veniamo letteralmente sommersi dai bambini. Loro conoscono già i miei compagni di viaggio ma non me, nonostante questo mi stringono a turno in un abbraccio così affettuoso da emozionarmi. Salutiamo anche Mihaela e Nicu che sono ovviamente contenti di vederci. La cena è quasi pronta e nel frattempo che aspettiamo di mangiare ci intratteniamo chiacchierando e giocando con i sei fratellini. Capiscono tutti abbastanza bene l’italiano, non è quindi difficile interagire con loro, comincio a conoscerli, ad imparare la loro età e i loro nomi e noto come cerchino costantemente il contatto con noi, leggo nei loro occhi gratitudine e un profondo bisogno di affetto che io e tutti gli altri siamo contenti di dargli.
Ceniamo, ormai è tardi, i più piccoli sono stanchi e a dire la verità anche noi. Decidiamo di passare un po’ di tempo in preghiera insieme, ringraziando Dio per l’opportunità di essere lì e poco dopo andiamo a dormire.
Il giorno seguente, sabato, ci alziamo di buon’ora, ci sono 7° gradi ma un bellissimo sole. Prima di colazione decido di fare un giro per la fattoria, ci sono un cane, Lina, alcuni gatti e un pollaio e diversi alberi da frutto. Nicu ha anche un allevamento di api da cui ricava il miele per la vendita e per la sua famiglia.
Subito dopo colazione cominciamo a preparare la sala dove accoglieremo i ragazzi del villaggio, racconteremo la storia di Gerico e vogliamo riprodurre il crollo delle mura della città. E’ ora di andare a prendere i ragazzi di Rebricea, salgo con Nicu sul furgoncino e ci avviamo verso il punto di ritrovo. Man mano che ci allontaniamo dalla fattoria il paesaggio si fa più rurale, incrociamo per strada carretti con i cavalli, oche che attraversano la strada, mucche dappertutto e vedo che ci sono tanti bambini piccoli che camminano per strada da soli. Sembra un po’ di essere tornati indietro nel tempo. Svoltiamo in una stradina sterrata e poco più avanti in uno spiazzale in mezzo all’erba vedo tutti i bambini che ci stanno aspettando. Sono circa una ventina quindi dobbiamo fare due viaggi. Una volta portati tutti in fattoria possiamo cominciare con il programma. Iniziamo cantando insieme e pregando.
Dopodiché ci occupiamo di raccontargli una storia della Bibbia cercando di trasmettergli un messaggio semplice ma chiaro. Per fare questo insceniamo la presa della città insieme a loro, camminando intorno alle mura costruite con i cartoni e urlando fino a che non sono crollate. Si sono divertiti! Dopo la parte più “ludica” Emanuele si è occupato di portare loro un messaggio più profondo, che li portasse a riflettere sulla necessità di fare una scelta per Dio, raccontandogli la storia del paralitico al quale Gesù ha perdonato i peccati. Preghiamo che il seme che abbiamo seminato porti frutto.
E’ ora di pranzo, grazie a David, Giacomo, Mihaela e Nicu possiamo mangiare la pizza, i ragazzi non vedono l’ora! Una, due, tre teglie, forse quattro, ce ne è per tutti, vedo tanti di loro mettere la pizza nei tovaglioli per portarla a casa per la cena. Mi fanno tenerezza e vorrei poter dare loro qualcosa di più.
Dopo pranzo è d’obbligo fare la scenetta di quello che abbiamo ascoltato la mattina e quindi ecco che reclutiamo tutti gli attori: Gesù, il paralitico, gli amici e al grido di “ciak, azione!” tutti sono ai loro posti per recitare. Si ricordano tutto è incredibile e siamo felici di questo.
Il tempo con i ragazzi di Rebricea purtroppo è finito e li riaccompagniamo alle loro case.
Il pomeriggio in fattoria è ancora lungo, prepariamo i pacchi alimentari da distribuire l’indomani al villaggio di Padureni e passiamo del tempo con i sei fratellini. Stare con loro è una gioia per me e sono davvero felice di poter spendere del tempo insieme. Ma si fa presto sera, per cena aspettiamo Vasile, il pastore della chiesa di Negresti, con sua moglie e Christi. Nicu ha acceso la griglia, stasera oltre a costine, pollo e salsiccia, proverò i mici, una sorta di salsicciotto di carne speziato, tipico della Romania. Buono ma un po’ pesantino! Per concludere la serata in bellezza Mihaela ha fatto preparare una torta per festeggiare il compleanno di Emanuele.
Salutiamo i nostri ospiti e, prima di andare a letto, passiamo ancora del tempo insieme alla famiglia Stroi, stasera Ludovica porta una breve meditazione sull’identità, su chi siamo, su come Dio ci ha fatti e dà ad ognuno un compito: scrivere su un foglio qualcosa di noi che ci piace e qualcosa che non ci piace per il quale chiediamo a Dio di intervenire. Una bella riflessione sia per i piccoli che per noi grandi. Si è fatto tardi, andiamo tutti a dormire.
Domenica decidiamo di alzarci con calma, per un imprevisto non potremo andare sia a Negresti che a Padureni ma solo a Padureni. Il culto qui comincia alle 11.30, abbiamo quindi il tempo di caricare il furgoncino con i pacchi alimentari, passare a prendere una sorella della chiesa a casa e Christi e andare a comprare le caramelle che vogliamo distribuire alla fine del culto.
Il viaggio per arrivare a Padureni non è semplice, fino ad un certo punto la strada è asfaltata ma poi l’unico modo per raggiungere il villaggio è passare per una strada sterrata per niente comoda. Man mano che ci avviciniamo a destinazione sono sempre più silenziosa, vedo “cose” che non ho mai visto, case sparse qua e là che sono talmente malmesse da sembrare abbandonate, cumuli di sassi in mezzo alla strada, buche, tanti bambini in giro da soli, sporchi… ci guardano, alcuni di questi bambini stanno raggiungendo la chiesa a piedi e ci salutano perché ci riconoscono. Arriviamo davanti alla sala di Padureni, non ci vuole molto tempo che inizia a popolarsi, sono per lo più bambini, con qualche mamma, di uomini non ce ne sono. Prima di iniziare il culto riusciamo a parlare con qualcuno e rimaniamo scioccati ad ascoltare alcune delle loro storie. E’ bellissimo lodare Dio tutti insieme, alcuni canti li conosco e cerco di leggere dall’innario questa lingua per me sconosciuta per unirmi ai miei fratelli rumeni, dopodiché è un susseguirsi di bambini che recitano versetti a memoria, cantano e pregano, è incoraggiante ed emozionante sentirli! Prende poi la parola David che porta un messaggio da parte di Dio per tutti, poi tocca a me che cerco di raccontare loro come ho conosciuto Dio e, tramite un piccolo esperimento, spiego semplicemente cosa ha fatto Gesù per l’uomo. Prego che qualcuna delle persone presenti si possa ricordare di ciò che ha ascoltato. Il culto è finito e insieme a David distribuiamo le caramelle a tutti i presenti. Prima di andare via consegniamo i pacchi alimentari che abbiamo preparato e, insieme al cibo, diamo loro anche delle Bibbie. Chiediamo poi a Maria, che abita di fianco alla chiesa se ci porta a vedere casa sua, è un bilocale, c’è un letto, una specie di cucina, la stufa, alle pareti e sul pavimento ci sono i tappeti che servono ad isolare dal freddo dell’inverno che sta arrivando, poi non c’è altro. Mi ha stupito come sia in ordine, pulita, pur essendo una casa molto umile è curata e mi ha fatto pensare a noi che abbiamo tanto, troppo e non ci interessiamo di quello che possediamo.
Il tragitto per tornare in fattoria è ancora più silenzioso dell’andata. Penso e ripenso a ciò che ho visto e mi viene solo da piangere perché di fronte a tutto questo mi sento impotente.
Arriviamo a Rebricea un po’ tardi, pranziamo e subito dopo passiamo dei momenti ancora insieme. E’ Giacomo che porta una parola di incoraggiamento per tutti concentrandosi sulla responsabilità di essere un esempio per gli altri.
E’ giunto il momento di salutarsi, una foto ricordo tutti insieme, abbraccio i bambini, Mihaela e Nicu e via verso l’aeroporto. Il viaggio in aereo più brutto che abbia mai fatto: ho pianto per due ore e mezza! Tristezza, rabbia, gioia, consapevolezza, un mix di emozioni e sensazioni diverse, arrendersi all’idea che esistono queste realtà ma desiderio di voler mettersi in gioco e fare qualcosa per cambiare il destino di queste persone. Grazie a Dio che mi ha messo nel cuore di prendere parte a questo progetto e grazie a tutti quelli che da anni lavorano in questo posto.
Quando si riparte??
I momenti più toccanti del viaggio di Settembre
Fabiola Falcone