Giovedì 23 novembre, appuntamento di prima mattina per la formazione Orazio, Giacomo, Simona e Gaia.
E’ il primo viaggio di Bethesda senza la presenza di almeno uno dei due fratelli Macchiaiolo (Luca e Max), ci sentiamo una bella responsabilità addosso, ma siamo carichi, felici di partire per la missione e confidenti che Dio ci proteggerà e benedirà.
Arriviamo puntuali all’aeroporto di Iasi nel primo pomeriggio e dopo poco viene a prenderci Nico che, come sempre, ci saluta con grande calore e ci chiede subito informazioni su tutti i nostri fratelli che ha conosciuto nei viaggi precedenti e che sono dovuti rimanere in Italia per i tanti impegni lavorativi e familiari. E’ contento di conoscere Gaia, che viene in Romania per la prima volta.
Il nostro programma prevede subito un primo impegno a Iasi: ci fermiamo a mangiare un boccone veloce in un centro commerciale e ci dirigiamo subito da Decathlon perché vogliamo acquistare una grande quantità di cappellini e guantini da distribuire ai bambini che frequentano abitualmente l’”Ora Felice” in fattoria, attività di cui parleremo in seguito.
Dopo qualche ricerca troviamo ciò che fa per noi, guantini di diverse misure e delle belle fasce di caldo pile che possono essere usate sia come cappello che come scaldacollo, neri per i maschietti e fucsia per le femminucce: siamo sicuri che un bel colore allegro possa essere gradito dalle bimbe rumene così come lo sarebbe dalle nostre bimbe italiane, in questo tutto il mondo è paese! Finito il nostro acquisto ci rimettiamo in macchina per raggiungere la fattoria.
In meno di un’ora arriviamo a destinazione a Rebricea dove ci attendono Mihaela, la moglie di Nico e la loro figlia più piccola, Crina, che ha ormai 17 anni e da bambina che l’avevamo lasciata si è trasformata in una splendida giovane donna.
Tanti calorosi abbracci, nuove presentazioni e si fa subito ora di cena, ci riuniamo a tavola davanti a una bella ciorba fumante, tipica zuppa di verdure rumena, è quello che ci vuole per scaldare la serata.
Nico e Mihaela ci aggiornano sulle attività della fattoria, sull’andamento della gestione, sui vari problemi di manutenzione (che non sono pochi vista la dimensione e la vetustà dello stabile), dopodiché definiamo insieme il programma per la giornata successiva. A letto presto visto che avremo una giornata intensa da affrontare. Venerdì di prima mattina i ragazzi partono con Nico per andare a fare una grossa spesa per la preparazione dei pacchi alimentari.
Abbiamo scoperto che a Iasi c’è una filiale del magazzino Metro e abbiamo deciso di provare a comprare tutto lì per capire se c’è un sostanziale risparmio e quando a fine mattina tornano e ci mettiamo a fare due conti, stabiliamo che è stata un’ottima decisione: oltre il 30% di risparmio! Con gli stessi fondi Bethesda sarà in grado di aggiungere nuovi alimenti in ciascun pacco oppure di aumentare la quantità di pacchi da distribuire. Concordiamo anche con Mihaela e Nico che sia il caso di sistemare meglio il locale che viene utilizzato come magazzino in modo da poter fare scorte grandi di cibo protetto da ospiti indesiderati, come i topi, e l’umidità e soprattutto non dover far la spesa ogni singola volta che vanno preparati i pacchi.
Prepariamo i 24 pacchi, ciascuno con pasta, riso, farina, olio, zucchero, biscotti, fagioli secchi, concentrato di pomodoro e detersivo: li carichiamo in macchina e partiamo alla volta di Pădureni. Si tratta di un villaggio molto piccolo e molto isolato, a circa 35 km da Rebricea. Ci si arriva solo con una strada sterrata molto poco agevole soprattutto durante i mesi invernali, quando la pioggia o la neve rendono il terreno completamente fangoso. Gli abitanti del villaggio vivono in condizioni di povertà estrema, completamente abbandonati a se stessi, con pochi mezzi di sostentamento e nessun aiuto da parte dello Stato. Qui la famiglia Stroi (Nico e Mihaela) insieme al Pastore della Chiesa di Negresti, stanno contribuendo alla creazione di una comunità Cristiana. Ad oggi hanno costruito un locale dove ogni settimana raccolgono gli abitanti e portano loro il Vangelo e, una volta al mese, distribuiscono i pacchi alimentari e fanno visita alle famiglie più bisognose.
Appena arriviamo un folto gruppo di bambini ci corre incontro gioioso, molti di loro sono inizialmente timidi, ma appena iniziamo a cantare, si sciolgono e prendono confidenza, stanno vicini a noi, ci sorridono, si divertono a fare foto insieme a noi. Alcuni di loro hanno partecipato al campo Bethesda 2017 e hanno riconosciuto Giacomo e Orazio con molto entusiasmo. Guardarli negli occhi è dura, Mihaela ci ha raccontato una per una le loro storie e sono davvero di una tristezza infinita: molti hanno genitori alcolizzati e violenti, alcuni di loro lavorano pur non avendo ancora 10 anni di età, sono vestiti con abiti
vecchi e sporchi e vivono in case fatte per lo più di mattoni di fango in condizioni igieniche pessime, mangiano poco e male, non ricevono amore, non ricevono carezze né abbracci, anzi molti di loro vengono spesso picchiati… Ma da quando c’è questa piccola comunità cristiana, oltre a ricevere i pacchi alimentari, ascoltano la parola di Dio e in questa possono scoprire di avere una speranza, la grande speranza della salvezza e che Dio si sta occupando di loro. E’ davvero rincuorante sentirli cantare inni al Signore con forza e convinzione e questo riesce a dare un senso a tutto quello che stiamo facendo. Purtroppo in Chiesa si presentano sempre e solo bambini e alcune donne, neanche l’ombra di un uomo…
Orazio viene invitato dal pastore Vasile a dare una testimonianza e, grazie alla traduzione di Mihaela, parla a nome di tutti dicendo quanto sia per Bethesda bello e importante essere in mezzo a loro, poterli aiutare e poter adempiere al comandamento di Dio che ci chiede di amare il nostro prossimo e di soccorrerlo in ogni modo. Cantiamo tutti insieme, poi è la volta dei bimbi che si “esibiscono” recitando a memoria dei versetti della Bibbia o cantando delle canzoni da solisti; ci fanno una gran tenerezza e li ringraziamo distribuendo caramelle a tutti in mezzo a una bellissima confusione di mani tese e sorrisi.
Finito l’incontro aiutiamo Nico a distribuire i pacchi alimentari dal furgone e scattiamo alcune foto insieme al gruppo di bimbi che, come sempre, sono entusiasti di rivedersi sullo schermo dei cellulari. Salutiamo con abbracci pieni di calore e di riconoscenza e ripartiamo per tornare alla fattoria.
Rifacendo la strada a ritroso, ci rendiamo conto di quanto questo villaggio sia davvero isolato dal resto del mondo, all’uomo del mondo verrebbe subito da commentare “un posto abbandonato da Dio” e invece noi sappiamo bene che non è così, Dio è ben presente tra loro e penserà alle loro anime, sta a noi però fare la Sua volontà e trovare il modo di aiutarli il più possibile anche nelle loro necessità materiali.
Sabato ci svegliamo con tanto entusiasmo, oggi sarà la giornata dell’”Ora Felice”: il momento di ritrovo settimanale per i bambini di Rebricea.
Obiettivo della mattinata: preparare sfornate di teglie di pizza per i bimbi e soprattutto decidere quale passo della Bibbia fargli rappresentare. E’ una cosa che a loro piace tantissimo e per noi è un ottimo modo per trasferire i contenuti della Parola, per fargli ricordare la vita di Gesù, per fargli capire che è grazie a quella vita che possono avere la salvezza.
In tarda mattinata Nico inizia ad andare a prendere i bimbi in paese con il furgone, deve fare diversi viaggi perché oggi ci saranno ben 29 bambini! Siamo un po’ in apprensione perché temiamo che il furgone possa fermarsi da un momento all’altro.
E’ un mezzo vecchissimo, ha percorso oltre quattrocentomila km ed è davvero in condizioni pessime, spesso la batteria fa cilecca e anche se finora l’abilità di Nico – che conosce il suo furgone come le sue tasche – gli ha permesso di trovare sempre un modo per rimetterlo in moto, sappiamo bene che ha i giorni contati. Continuiamo a ripeterci infatti che trovare un nuovo furgone per la fattoria è una delle priorità assolute della missione per poter proseguire nella sua attività. Ci adopereremo il più possibile per trovare a breve una soluzione utile, l’ideale sarebbe un mezzo con almeno 9 posti, resistente, con sospensioni alte – per le strade sterrate – e ancora in buone condizioni.
I bimbi arrivano man mano e si siedono ai tavoli mentre un buon profumo di pizza appena sfornata riempie l’ambiente. Notiamo subito una cosa molto toccante, nonostante siano tutti decisamente affamati, sono molto composti e rispettosi, si siedono al loro posto con calma e anche quando si trovano davanti il piatto con la pizza fumante attendono con pazienza e seguono Mihaela nella preghiera senza schiamazzare e senza alzarsi. Per un attimo pensiamo a come reagirebbero i nostri bambini italiani in una situazione del genere, e non solo i bambini…
Dopo aver mangiato viene fatto un piccolo studio sul Vangelo e si prega tutti insieme; dopodiché arriva il momento tanto atteso della “scenetta”: decidiamo di far recitare ai bambini la sepoltura e la risurrezione di Cristo. Primo momento di panico: dobbiamo scegliere chi interpreterà Gesù! Dopo un po’ di trambusto viene scelto un bimbo e gli altri si tranquillizzano subito poiché molti di loro hanno ricevuto già la loro parte. I rimanenti si accomodano per fare da pubblico.
Giacomo legge la storia dalla Bibbia, passo dopo passo e in maniera un po’ rocambolesca riusciamo ad arrivare in fondo, tante risate e applausi, ma la cosa importante è che il messaggio della Resurrezione sia passato in maniera cristallina.
Vangelo di Luca
23:49 Ma tutti i suoi conoscenti e le donne che l’avevano seguito dalla Galilea se ne stavano a distanza, osservando queste cose. 50 Or vi era un uomo di nome Giuseppe, che era membro del sinedrio, uomo giusto e buono, 51 il quale non aveva acconsentito alla deliberazione e all’operato degli altri. Egli era di Arimatea, città dei Giudei, e aspettava anch’egli il regno di Dio. 52 Costui si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. 53 E, dopo averlo tirato giù dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, dove nessuno era ancora stato sepolto. 54 Era il giorno della Preparazione, e il sabato stava per cominciare. 55 Le donne, che erano venute con Gesù dalla Galilea seguendolo da vicino, osservarono il sepolcro e come vi era stato deposto il corpo di Gesù; 56 poi esse tornarono a casa e prepararono gli aromi e gli unguenti; e durante il sabato si riposarono, secondo il comandamento.
24:1 Ora nel primo giorno della settimana, al mattino molto presto, esse, e altre donne con loro, si recarono al sepolcro, portando gli aromi che avevano preparato. 2 E trovarono che la pietra era stata rotolata dal sepolcro. 3 Ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. 4 E, mentre erano grandemente perplesse a questo riguardo, ecco presentarsi loro due uomini in vesti sfolgoranti. 5 Ora, essendo esse impaurite e tenendo la faccia chinata a terra, quelli dissero loro:«Perché cercate il vivente tra i morti? 6 Egli non è qui, ma è risuscitato;
ricordatevi come vi parlò, mentre era ancora in Galilea, 7 dicendo che il Figlio dell’uomo doveva esser dato nelle mani di uomini peccatori, essere crocifisso e risuscitare il terzo giorno». 8 Ed esse si ricordarono delle sue parole. 9 Al loro ritorno dal sepolcro, raccontarono tutte queste cose agli undici e a tutti gli altri. 10 Or quelle che riferirono queste cose agli apostoli erano Maria Maddalena, Giovanna, Maria madre di Giacomo e le altre donne che erano con loro. 11 Ma queste parole parvero loro come un’assurdità; ed essi non credettero loro. 12 Pietro tuttavia, alzatosi, corse al sepolcro e, chinatosi a guardare, non vide altro che le lenzuola che giacevano da sole; poi se ne andò, meravigliandosi dentro di sé di quanto era accaduto.
Finita la scenetta è l’ora del gioco tutti insieme: ci cimentiamo nel gioco della Sedia e poi a Bandiera. Schiamazzi, risate, per un attimo sembra una classe di bambini come tutti gli altri, anche se a pensare che poi dovranno ritornare alle loro situazioni drammatiche ci si stringe il cuore.
Il tempo vola ed è già ora di salutare i bambini, ma prima di riaccompagnarli in paese distribuiamo a tutti un sacchettino di dolci, insieme ai guantini e cappellini che avevamo comprato il primogiorno da Decathlon. Ci riproponiamo la prossima volta di riuscire ad acquistare anche dei calzini caldi per aiutarli ad affrontare l’inverno che qui diventerà a breve rigidissimo: quando inizierà a cadere la neve le temperature scenderanno e arriveranno a toccare i meno 20 gradi e anche oltre.
La giornata è ancora lunga: questo pomeriggio abbiamo appuntamento alla Chiesa di Negresti dove siamo stati invitati da Mia, la moglie di Vasile, per provare i canti per un’occasione speciale. Domani mattina avremo infatti il privilegio di partecipare ai battesimi di due giovani ragazze, Lidia e Vanessa, entrambe figlie del pastore Vasile. Definiamo e proviamo alcuni bei canti: è fantastico constatare che conosciamo le stesse canzoni, ognuno nella sua lingua, ma il linguaggio della gioia dell’adorazione del nostro Signore e Dio è davvero universale. Certo, noi italiani siamo abbastanza ridicoli quando cantiamo in rumeno, ma alla fine ce la facciamo! Decidiamo però di fare anche un paio di canti in doppia lingua, una strofa in italiano e una in rumeno. Ci salutiamo e ci diamo appuntamento con Vasile e Mia per questa sera per cenare insieme: saranno ospiti del team italiano di Bethesda.
Torniamo a casa davvero sfiniti e dopo una tisana e due chiacchiere crolliamo a letto.
Domenica, ultima mattina rumena. Ci svegliamo di buon’ora e dopo una veloce colazione ci prepariamo perché ci aspettano alla Chiesa di Negresti per le 9 in punto. Quando arriviamo è già tutto ben predisposto per i battesimi e le persone arrivano numerose. Ci rendiamo conto di non avere affatto l’abbigliamento adatto per questa occasione: i ragazzi hanno solo t-shirt e maglie pesanti e la temperatura dentro alla Chiesa è tropicale. Noi ragazze siamo molto più casual rispetto alle donne locali, che in genere di domenica sfoggiano i loro vestiti più eleganti. Ma ovviamente nessuno ha nulla da dire anzi, veniamo accolti con gran calore e simpatia. I battesimi sono molto emozionanti, le due ragazze danno una breve testimonianza e riescono addirittura a strappare qualche lacrima al loro papà e anche a tutti noi. Cantiamo con gioia, seguiamo la predicazione grazie alle traduzioni di Mihaela e chiudiamo questa bella mattinata condividendo la cena del Signore (la comunione con pane e vino) e pregando con i fratelli rumeni.
La famiglia di Vasile offre un aperitivo a tutti per festeggiare gli avvenimenti di oggi e si fanno subito le 13: è ora di partire verso l’aeroporto. Salutiamo tutti con sinceri abbracci e ci ripromettiamo di rivederci presto. Arriviamo puntualissimi all’imbarco e decolliamo nel primo pomeriggio. La nostra avventura si conclude qui, solo una manciata di giorni ma un mare di ricordi e di emozioni che ci rimarranno nel cuore e nella mente.
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